mercoledì 22 agosto 2012

A proposito del Cardinale Bagnasco, articolo

Desidero fare alcune considerazioni in appendice al recente discorso del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio della CEI e alle tante reazioni (forse troppo sbrigativamente sdegnate o strumentalmente osannanti) che esso ha suscitato sulla stampa e su internet.
Sono tra coloro che ascoltano sempre con interesse quanto ha da dire papa Benedetto XVI e mi rammarico quando i suoi discorsi vengono mutilati o annacquati e perfino ignorati a seconda delle convenienze di parte. E aggiungo che, non di rado, presto attenzione anche alle parole del cardinale Bagnasco. Lo faccio da quando, anni fa, nel corso di un convegno al Quadrivium, l’ho sentito esporre un’analisi lucida e molto precisa dei mali del nostro presente, tutti riconducibili al pensiero nichilista, ossia alla disperazione e all’idea dell’onnipresenza della morte che arrivano puntuali alla fine delle false speranze suscitate dalle ideologie, le stesse che hanno imperato e travolto gli uomini soprattutto nel secolo appena trascorso.
Viviamo tempi difficili: la crisi che ci attanaglia non è congiunturale e neppure strutturale: è epocale, purtroppo. Ed è per questo che non credo che eventuali ricette possano arrivare né dal mondo dell’impresa, il cui spirito è stato distrutto da cinquant’anni di statalismo, né, tanto meno, da quello della finanza che, semmai, della crisi rappresenterà (lo sta già rappresentando, per dir la verità) il detonatore finale. E neppure dalla politica avvelenata che una democrazia terminale ha reso ostaggio del mostro burocratico, cioè la più potente e oscura delle caste.